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Attacchi di panico: la mia dolorosa esperienza

Attacchi di panico: la mia esperienza dopo pochi mesi in Australia

Introduzione

Da tanto tempo avrei voluto scrivere questo articolo. Ma ogni volta che pensavo di iniziarlo, mi bloccava il pensiero che stessi per trattare un tema troppo personale e privato, un argomento legata alla sofferenza e al dolore provati a poca distanza dal mio arrivo in Australia. Oggi dopo sei mesi non posso ancora dire di aver superato “quella fase”, ma ho la lucidità giusta per ripensare a quei momenti bui, per analizzare come e quando mi sono fatta prendere dagli attacchi di panico.

Cosa sono gli attacchi di panico?

Ne avevo sentito parlare prima di allora, ma non ne conoscevo bene i sintomi né le cause. Al secondo episodio ho chiesto consiglio ad amici e questi, a partire dalla descrizione delle emozioni e dei sintomi provati, mi hanno spiegato che si trattava di un vero e proprio “attacco di panico”.

Sudorazione abbondante e improvvisa, trepidazioni, tachicardia, respirazione affannata e soprattutto perdita del controllo del proprio corpo, mani tremanti e sensazione di stare per morire. Ecco cosa ho provato la prima volta! La seconda è stata anche peggio!

Il problema degli attacchi di panico è sostanzialmente la paura che accadano ancora. Il terrore che quella “situazione sgradevole” possa ripetersi, ti costringere a vivere perennemente all’erta, rovinando il tuo equilibrio, interferendo nella tua vita.

Analizzandolo più a fondo, un attacco di panico, non è altro che una scarica di energia che travolge corpo e mente, sintomo di una forte carenza di autostima e da un amplificazione di qualsiasi problema che ti si pone davanti.

La mia esperienza personale

Ricordo ancora quel giorno a lavoro dietro alla cassa; guardavo i dieci dollari nelle mie mani tremare come una foglia, il cuore martellante nel petto, la vista annebbiata, la mente confusa, gli occhi sbarrati e una terribile sensazione di non riuscire più a stare in piedi. La mia collega mi ha raccolta com un vaso di fiori che sta per crollare e mi ha scosso le spalle guardandomi negli occhi…

La cosa che più mi infastidiva era il fatto di non avere alcun controllo delle mie emozioni; mentre camminavo verso casa, in George street, sul mio letto nella mia cameretta a Paddington, ma anche camminando lungo la costa in mezzo ai boschi. Le emozioni sembravano uscire a singhiozzo, senza un reale controllo, senza alcuna razionalità. Mi scoprivo a piangere nei momenti più inaspettati, mentre ero incapace di una qualsiasi reazione in momenti che avrebbero richiesto rigore, controllo, responsabilità.

Mi sentivo un’aliena vagante per Sydney, terrorizzata che, da un momento all’altro, potessi essere assalita da un attacco di panico. Quest’ultimo, come ho capito a tempo debito, non è altro che il risultato di un senso di inadeguatezza, frutto del soffocamento di emozioni forti, nel mio caso la fine di una lunga storia d’amore.

Come gestire gli attacchi di panico?

Dopo un violento episodio, ricevetti la telefonata di un amico (uno speciale). Lui mi consigliò, per superare la crisi, di respirare a lungo, di svuotare la mente e di pensare ad un posto bellissimo che mi trasmetteva pace e serenità. Da allora ho sempre visualizzato l’immagine di una spiaggia in Liguria a Varigotti, un’immagine che mi trasporta indietro nel tempo, mi infonde calore, mi rilassa completamente perché collegata ad un momento privo di ansie o preoccupazioni.

Non so se sia una tecnica che funziona con tutti, ma posso dire che in molti momenti buoi, o per calmarmi nella crisi, ho ripensato a lungo a quella spiaggia e ci sono uscita piano piano.

Chi soffre di attacchi di panico?

Quando ho letto le caratteristiche della persona soggetta ad attacchi di panico, mi è venuto quasi da ridere: corrispondo perfettamente! Una persona sensibile al giudizio degli altri, con una vita piena di regole e rigidi principi morali (tanto che qualcuno a volte mi bacchetta per mia estrema rigidità), con un forte senso di responsabilità e una scarsa autostima.

La continua sensazione di dover dare il massimo, di non avere mai spazio per se stessi o semplicemente per dare sfogo alle proprie emozioni, paradossalmente genera stress. Quando lavoravo in Italia come commessa, mi spiegarono il concetto di “stress” e ne rimasi affascinata. Si tratta delle sensazioni frutto di chi non riesce a portare a termine tutti i compiti a lui assegnati. Quando la mole di lavoro a te affidata è maggiore di quanto lavoro riesci a portare termine. Questo scompenso genera stress, sottoforma di ansia e senso di inadeguatezza per qualcosa che, sai già, non riuscirai a portare a termine.

La combinazione di stress e di emotività repressa è un cocktail che sarebbe meglio evitare, ma non ti nascondo che è più frequente di quando puoi pensare. Il mio consiglio, frutto dei miei errori, è di non isolarsi o chiudersi.

Le mie conclusioni

Col tempo ho capito che l’attacco di panico non è in sé un male, ma la forte manifestazione di un’intensità emotiva racchiusa dentro di noi per troppo tempo (nel mio la rielaborazione di una situazione emotiva fonte di stress e la corrispettiva incapacità ad accettarla).

Oltre a generare nuove paure, gli attacchi di panico mi hanno portato a riflettere su me stessa, cercando di ascoltare più attentamente la mia personalità e la mia interiorità.

Solo nel momento in cui ho accettato di soffrire, ho smesso di star male perché il dolore non aveva più il suo alimento principale: la mia paura. Ecco perché qualcuno definisce gli attacchi di panico una sorta di genuina rivolta dell’organismo che tira fuori le emozioni ed ecco perché, credo, che anziché soffocarli vadano compresi e analizzati, soprattuto dandogli un significato, vederli come un punto interrogativo.

Uscire per quanto può fare paura, ti costringerà a confrontarti con il mondo e con le persone, ti obbligherà a rimetterti in pista e in discussione con te stesso e con gli altri, insomma, ti porterà a combattere contro le tue paure e con i futuri (spero mai più) attacchi di panico.

Non ti nascondo che ancora oggi, mentre cammino per le strade di Sydney, ripenso a quei momenti dolorosi che mi hanno scosso qualche mese fa. Ho ancora paura, eppure mi sento un po’ più serena e un filino più forte, quel tanto che basta per farmi alzare ogni giorno con la convinzione che quello sarà un giorno migliore!

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