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Nuovo Working Holiday visa: problemi per giovani e farm

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Da circa un anno sono cambiati i criteri che permettono di rinnovare il Working Holiday visa. In particolare non è più considerato valido un periodo di volontariato nelle farm come parte degli 88 giorni necessari per richiedere l’estensione del visto. Questa limitazione al nuovo Working Holiday visa sta creando non pochi problemi sia ai giovani immigrati sia a tante piccole aziende agricole.

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Con il nuovo Working Holiday visa il lavoro volontario dei WWOOFers nelle aziende agricole non concorre più al monte ore necessario per rinnovare il visto


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COSA VUOI SAPERE?


Nuovo Working Holiday visa: gli 88 giorni in farm

Dal 31 agosto 2015 il governo australiano ha reso più difficile il rinnovo del Working Holiday visa, uno dei principali visti utilizzati dai giovani di tutto il mondo (è valido infatti fino al compimento del 31° anno di età) per fare un’esperienza di studio e lavoro in Australia. Il Working Holiday visa permette inoltre di visitare il Paese, anche perché richiede di svolgere un periodo di lavoro di tre mesi (i famosi 88 giorni) in uno dei settori legati all’economia rurale, scegliendo tra le aziende che si trovano nelle aree cosiddette regionali, vale a dire le più remote, lontane dalle grandi città, a bassa crescita demografica e naturalmente ancora molto agricole. In sostanza, la raccolta della frutta e degli ortaggi, la potatura degli alberi, ma anche la pesca o l’allevamento degli animali sono tutti considerati Specified works che ti permettono di chiedere il rinnovo del visto per il secondo anno (non solo i soli, però).

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Il Working Holiday visa è la soluzione migliore per i giovani sotto i 31 anni che vogliono fare un’esperienza temporanea in Australia, visitando il Paese ma anche lavorando e studiando


Nuovo Working Holiday visa: obbligatorio presentare una busta paga

Cosa è cambiato? In sintesi, da un anno per fare richiesta del secondo Working Holiday visa devi presentare una busta paga relativa al periodo in farm. Il salario deve essere in linea con quanto previsto dal Fair Work Act 2009, a testimonianza del fatto che il lavoratore ha goduto degli stessi diritti di tutti i cittadini australiani e che ha anche ricevuto una remunerazione adeguata. Va da sè, quindi, che è stata esclusa ogni forma di lavoro volontario, che faceva parte del programma di scambio chiamato WWOOF, o Willing Workers On Organic Farms, cioè lavoratori volontari nelle aziende agricole biologiche. Il lavoro volontario da quattro-sei ore al giorno veniva svolto in cambio di vitto e alloggio nella farm e concorreva al monte ore necessario per accedere all’estensione del visto.

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Nuovo Working Holiday visa: le conseguenze sulle aziende agricole e sui giovani

Chiaramente questa limitazione ha un impatto sia sui giovani backpackers sia sulle aziende agricole. Partendo da queste ultime è facile capire come molte, piccole e piccolissime, si basassero molto sul lavoro volontario di chi aveva bisogno di rinnovare il visto, non potendo affrontare i costi di assumere sufficiente personale salariato. Tante altre contavano sui giovani overseas per avere un aiuto durante la “bassa stagione”, quando il lavoro grosso di raccolta è stato fatto ma ci sono ancora tanti lavoretti da svolgere. Altre ancora sono delle farm in fase di start-up, che non hanno la forza economica necessaria per pagare tutto il lavoro che serve.

Ma anche i giovani immigrati avevano a volte necessità o convenienza nello scegliere di svolgere almeno una parte della propria esperienza come WWOOFers. Per esempio, potevano trovare una farm in aree che in quel momento non offrivano lavoro salariato ma che loro erano interessati a visitare. Molti invece preferivano questa opzione per vivere un’esperienza autentica nell’outback australiano, visto che spesso la sistemazione era nella casa della host family, che li coinvolgeva nella loro vita quotidiana, realizzando appieno il vero spirito di uno scambio culturale. Inoltre era indicata per chi non aveva alcun tipo di esperienza di natura e campagna, dato che garantiva vitto e alloggio indipendentemente dai livelli di produttività e dalle competenze (a differenza di un lavoro pagato) e permettava di acquisire le skills utili per trovarlo in un secondo momento.

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Il fruit picking è l’attività tipica degli 88 giorni in una farm australiana


Nuovo Working Holiday visa: la risposta del governo

Il governo australiano, e in particolare il Department of Immigration and Border Protection, ha sostenuto che il cambiamento si è reso necessario visto il rischio di sfruttamento dei giovani lavoratori immigrati nel lavoro agricolo. Eliminare ogni forma di attività volontaria servirebbe, questa l’idea, a eliminare le discriminazioni, garantendo gli stessi diritti di base e la stessa protezione che spettano ai cittadini australiani.

Le preoccupazioni del governo sono legittime e giustificate da alcuni casi di sfruttamento, sostengono i proprietari delle aziende biologiche che fino a poco fa ospitavano i backpackers, ma non si applicano alle piccole farm, se non in qualche caso isolato ed eccezionale che però non deve essere preso come regola. In fin dei conti, dicono, un volontario può andarsene in qualsiasi momento se non si trova bene, mentre un lavoro retribuito prevede degli obblighi da rispettare e non sempre il lavoratore ha questa libertà.

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Tante le critiche piovute sul governo australiano per il nuovo Working Holiday visa, che danneggia le piccole aziende agricole biologiche ma rende più difficile anche ai giovani immigrati ottenere il rinnovo del visto


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