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Stress lavoro correlato e peggior datore di lavoro

Chi di voi non ha mai avuto un capo terribile? Un incompetente magari o uno che perde le staffe per ogni inezia. Sicuramente queste caratteristiche sono pesanti da sopportare e di per sé offrono una buona motivazione per lasciare un lavoro; tuttavia esistono tipi di capo peggiori i quali, oltre a incompetenza e irascibilità, assumono atteggiamenti che rasentano la follia, che incutono timore o anche pericolosi. In alcuni casi potrebbe essere necessario abbandonare l’impiego per salvaguardare la propria salute mentale in altri invece potrebbe esserci qualche possibilità di salvare le cose. Se almeno una volta vi siete trovati di fronte a un mostruoso capo australiano, abbiamo qui per voi una serie di suggerimenti utili per aiutarvi a sopravvivere qualora la situazione dovesse ripresentarsi.

Qualche tipologia di pessimo datore di lavoro : ne riconoscete almeno una?

L’egocentrico

Questo tipo di capo deve avere sempre ragione e stare costantemente al centro dell’attenzione. È lui il centro dell’universo e andrà su tutte le furie se nella compagnia c’è un’altra star. Se siete un dipendente e non avete intenzione di lasciare il vostro lavoro, l’unica cosa che vi rimane da fare è lusingare il suo ego ogni volta che vi se ne presenta l’occasione, anche se la cosa vi ripugna. Se si appropria dei vostri meriti, prendete nota di tutti i contributi che avete dato ai progetti di ogni genere e fatelo presente ai vostri buoni colleghi. Non meravigliatevi però se questo immaturo e insicuro rompiscatole cercherà in tutti i modi di trovare una scusa per buttarvi in mezzo alla strada.

Il ladro di idee

Questo capo è terribile in maniera subdola poiché ruba le vostre idee e si prende il merito del vostro lavoro. Se vi capita la sfortuna di incontrarlo, presenterà i vostri progetti come se fossero i suoi. Sarà infastidito dalla vostra esperienza e farà del suo meglio per evitare che possiate interagire con persone potenti che potrebbero rendersi conto delle vostre reali competenze. In questo caso la migliore soluzione per mantenere intatta la vostra salute mentale è andare silenziosamente in cerca di un nuovo lavoro. Questo genere di persone è priva di scrupoli e non cambierà, voi però potete crescere e prosperare altrove. Cercate solo di rimanere freddi e lucidi, documentate il vostro lavoro e chiedete a quelli che conoscono l’entità del vostro contributo, di scrivere per voi lettere di referenze e raccomandazione.

Il dittatore

Il capo dal comportamento dittatoriale fa molto di più che chiedere, sembra piuttosto voler controllare ogni movimento che fate e ogni minuto della vostra giornata. Spesso da incarichi e indicazioni contraddittorie. Il suo controllo potrebbe addirittura estendersi alla vostra vita privata e non di rado questo tipo di capo potrebbe soffrire di un disordine da deficit dell’attenzione o di una qualche altra sindrome che lo fa saltare di palo in frasca cambiando in continuazione l’ordine delle proprie priorità. Se il vostro capo dittatore è intelligente ma allo stesso tempo impegnativo, potete provare a istituire dei confini con affermazioni del tipo: “Posso lavorare a quello che mi chiede domani, dopo aver finito il report XYZ che mi ha assegnato”. Potete anche chiedergli di stabilire un ordine di priorità tra i compiti e le scadenze contraddittorie che vi ha assegnato dicendo: “Tanto per assicurarmi che sto procedendo bene, quale di queste tre cose devo completare per prima: il report XYZ, il progetto di spesa o l’aggiornamento del budget?”

Il molestatore sessuale

Si, purtroppo accade ancora sul posto di lavoro di venire molestati sessualmente. Se nella gerarchia c’è qualcuno al di sopra del vostro capo molestatore, riferite il problema al dipartimento per le risorse umane. Tenete un diario molto preciso di ogni atteggiamento equivoco e di come questo vi ha fatto sentire. Non incontratevi mai con questo genere di persone da soli, tenete sempre aperta la porta del vostro ufficio e chiedete ad altri di farvi compagnia. Se è possibile fate sapere alla persona che vi sta molestando come vi fa sentire il suo atteggiamento ma fate attenzione: i molestatori abituali sapranno che gli state addosso e passeranno al contrattacco tentando di rovinare la vostra reputazione.

Il maniaco o fuori di testa

Non c’è bisogno di dire che questo genere di capo è il più matto di tutti e forse anche il più dannoso. Può essere passivo-aggressivo e minare il vostro senso di autostima causandovi dei seri danni se non state attenti. Se lavorate con qualcuno che vi sta lentamente rosicchiando (che vi da, per dirla con altre parole, il classico schiaffo con il guanto di velluto) e che vi attacca in maniera subdola e sottile pur facendosi passare per vostro amico, prendete in considerazione seriamente l’ipotesi di cambiare lavoro. Se questa persona non seguirà una terapia, non cambierà. Ed è possibile che nessuno vi crederà o capirà se vi farete avanti esplicitando il tipo di problema che avete con questo genere di capo.

Il bugiardo

Il tipico capo che manipola i fatti per dare la colpa agli altri e distruggerli. Alcuni lo fanno solo per proteggere sé stessi, altri per pura malizia. In alcuni casi queste persone potrebbero arrivare a falsificare documenti o a crearne altri a bella posta solo per screditarvi e sostenere le loro bugie. Queste persone in genere non cambiano quindi andate via appena potete. Soprattutto lavorate per proteggere la vostra reputazione tenendo i file originali registrati (magari anche su supporti protetti, se lo ritenete necessario) e chiedendo all’interno della vostra società delle referenze che testimonino la qualità del vostro operato per supportarvi nella ricerca di un nuovo lavoro.

Il sociopatico

Una delle persone più spaventose che potreste avere la sfortuna di incontrare come capo è un sociopatico vero e proprio. Mentire per questa gente è un’arte e in effetti lo sanno fare davvero bene. L’unica cosa che potete prevedere sul loro conto è che non cambieranno all’improvviso e che vi faranno del male Il sociopatico (questa condizione è definita anche psicopatia o disordine della personalità antisociale) distorcerà i fatti e rovinerà le vite degli altri senza alcun rimorso o segno di reazione emotiva.

Varie opzioni per trattare con un pessimo capo

Parlare con il dipartimento per le Risorse Umane: è vero, potrebbe risultare inutile, specialmente se al di sopra di questo settore vi è lo stesso capo che vi crea dei problemi. Tuttavia prima di prendere provvedimenti che richiedano il ricorso a risorse e strutture esterne alla compagnia, dovete esaurire tutte le possibilità interne.

Chiedete una mediazione: alcuni dipartimenti delle risorse umane offrono la possibilità di una mediazione o risoluzione del conflitto. In realtà questo tipo di soluzione non sempre si adatta alla situazione, specie quando è coinvolto un capo molto problematico, tuttavia potrebbe essere utile per aprire un canale comunicativo e mettere il vostro capo a conoscenza del fatto che fate sul serio. Nelle società molto grandi, un capo potrebbe volere evitare di attirare su di sé gli sguardi per via di cosa negative. Questa evenienza potrebbe lavorare a vostro vantaggio facendo in modo che desistano o che la situazione si ritorca contro di loro se insistono nel crearvi disagio.

Riempite un modulo di denunci ufficiale: dipendentemente dalla situazione, potreste avere il diritto di compilare un modulo di denuncia ufficiale. Ricordatevi però che essere un idiota o urlarvi contro non è fuorilegge, quindi, prima di prendere un simile provvedimento, assicuratevi che il comportamento che state per denunciare rientri effettivamente nelle evenienze previste dalla legge.

Trovate un altro lavoro: non è sicuramente un compito facile nel mondo del lavoro odierno ma spesso è effettivamente l’unico modo per togliervi da una brutta situazione. Guardate il quadro generale della situazione e stabilite quante cose dovrebbero accadere perché le circostanze possano cambiare. Poi chiedetevi come queste cose potrebbero verificarsi e infine cercate di capire quante dipendono effettivamente dalla vostra volontà.

Verificate la realtà: la verità è che potete cambiare solo ciò che è in vostro potere. Il che significa che non potete cambiare il vostro capo, l’amministrazione o i difetti aziendali che stanno permettendo alla situazione di degenerare. Potreste scegliere di rimanere nella vostra spiacevole situazione, facendo in modo che non vi colpisca troppo, o di cambiare le carte in tavola.

Il caso di un capo pessimo e disfunzionale

Adesso vi raccontiamo il caso di un’amica australiana che nei suoi lunghi anni di carriera ha incontrato molti tipi diversi di boss, alcuni straordinari, altri mediocri e altri ancora pessimi. Il suo ricordo peggiore è quello di un direttore esecutivo che, appassionato del selvaggio West, costringeva i suoi dipendenti a esibirsi su vari palcoscenici in puro stile country. Il capo in questione riteneva di essere un bravo cantante country & western e così costringeva i membri del suo staff a fare parte della propria band o comunque della produzione dei concerti. Aveva reclutato diverse persone in grado di suonare la chitarra e poiché il dipartimento per gli audiovisivi della compagnia cadeva sotto la sua supervisione, se ne serviva liberamente per trovare i tecnici necessari alla realizzazione degli spettacoli. Questo direttore esecutivo, nel corso della sua lunga carriera, si era prodigato affinché il suo gruppo potesse esibirsi a ogni conferenza o meeting a cui era stato presente. Generalmente il consiglio d’amministrazione lo lasciava fare perché la sua versione era che tutti erano contenti di partecipare a quelle messe in scena. La sua rovina fu quando la società ebbe l’occasione di ospitare un meeting di alto profilo. Questa circostanza gonfiò il suo ego al punto tale da procurarsi da solo il proprio fallimento poiché oltre al gruppo maschile, coinvolse nell’evento un coro al femminile deputato a intonare canzoni C&W (country & western) e gospel. Inoltre invitò un gruppo di danzatrici che avrebbero dovuto esibirsi in abiti succinti. Poiché la nostra amica era stato impiegata da poco e nel curriculum che aveva inviato all’azienda aveva inserito la sua formazione di cantante lirica, fu convocata per partecipare all’evento. Dal momento che non conosceva le stravaganze musicali del direttore esecutivo accettò con entusiasmo la proposta senza rendersi conto che non si trattava di un invito ma piuttosto di una costrizione vincolante, disattendendo alla quale avrebbe seriamente messo a repentaglio la sua carriera.

Le prove

Presto la nostra amica si rese conto che il suo superiore aveva dei seri problemi mentali. I gruppi cominciarono a provare molti mesi prima del grande evento (che era di base un banchetto in cui i gruppi musicali e di danza avrebbero dovuto fungere da intrattenimento) senza limiti di giorni e orario: serate e weekend dovevano tutti essere dedicati alle prove con grande malcontento dei colleghi con famiglia. A un certo punto le richieste si fecero più pressanti e inclusero anche le ore lavorative. A questo punto per la nostra amica si sollevarono dei dubbi di eticità. Così si recò dai suoi supervisori per chiedere in merito all’opportunità di sfruttare le ore lavorative per fare le prove di uno spettacolo mediocre e subito si rese conto che tutti erano terrorizzati dal direttore esecutivo; apprese come molti in passato avevano tentato di affrontare la questione e le loro carriere erano state stroncate senza pietà. Si rese inoltre conto che tutti sopravvivevano tollerando le angherie di quell’uomo ma allo stesso tempo si prendevano gioco di lui tenendo un registro accurato di tutti i suoi innumerevoli strafalcioni grammaticali e delle sue infelici barzellette. Alcuni credevano anche che l’amministrazione fosse consapevole della situazione ma preferisse chiudere un occhio. Man mano che si avvicinavano al giorno fatidico, la nostra amica si rese conto che il direttore stava perdendo il contatto con la realtà: a seguito di piccoli ingaggi infatti era diventato ossessivo nel curare tutti i dettagli della produzione, disponeva liberamente del tempo dei membri del suo staff e spendeva una quantità di soldi che superavano di gran lunga il budget previsto per il banchetto. Costrinse molti membri dello staff a comprare delle uniformi di tasca propria in maniera tale da poter essere riconosciuti durante il convegno e li obbligò a creare uno show tv, tutto prodotto a spese loro, da mandare in onda sul circuito chiuso dell’hotel durante il meeting. Niente di tutto ciò era minimamente correlato con l’argomento delle conferenze o con il lavoro per cui erano pagati. I cantanti vivevano in uno stato di perenne tortura: il direttore riscriveva costantemente i testi di canzoni ben note e li cambiava quasi ogni giorno; nessuno sapeva quale testo avrebbe dovuto cantare quel giorno e l’angoscia dell’incertezza era aumentata dalle umiliazioni abituali. A niente servivano le delicate proteste, lui andava avanti per la sua strada. Lo stress era talmente forte che la nostra amica, sebbene fosse stata assunta da poco pensava già di cercarsi un nuovo impiego. La cosa peggiore di tutte era che l’abuso perpetrato nei confronti dei dipendenti, ma anche riguardo al denaro, sembrava essere pacificamente tollerato.

Arriva il punto di rottura

Per la nostra amica il punto di rottura arrivò il giorno in cui il direttore esecutivo la chiamò nel proprio ufficio per usarla come modella per i vestiti delle danzatrici ordinando più stelline qui e più brillantini là. Era davvero troppo da sopportare. Così, dopo l’ennesimo commento sulla scollatura della sua blusa, la nostra amica uscì correndo e si fiondò da suo direttore superiore dicendogli che dovevano parlare. Quello, che era al telefono, riattaccò chiudendo la conversazione con una battuta sul buffo abbigliamento da cowgirl della sua dipendente ma la questione che si profilava era tutt’altro che divertente. Sebbene la nostra amica avesse chiesto di prendere provvedimenti, nulla accadde nei giorni successivi. Solo più tardi lei si rese conto che in quei mesi era stata ostaggio, insieme a tanti suoi colleghi, di un folle e che si era prestata a quelle deliranti messe in scena solo perché aveva bisogno del suo stipendio a fine mese e per la paura, sua come di tanti altri, che la sua carriera venisse stroncata senza un valido motivo. Molti prima di lei avevano tentato di affrontare il problema ed avevano fallito. Tuttavia, forse a causa degli abusi spropositati perpetrati in quella occasione, la voce dei comportamenti deliranti del direttore esecutivo giunse all’amministrazione che dopo qualche settimana istruì un’inchiesta. Uno ad uno i dipendenti furono chiamati a colloquio privato alla presenza di due avvocati, uno dei sindacati e l’altro dell’azienda.

L’abbandono

Grazie all’inchiesta il direttore esecutivo annunciò che avrebbe dato le dimissioni. L’amministrazione tuttavia ritenne opportuno lasciare che la performance durante il congresso venisse realizzata: non presentarla avrebbe messo in imbarazzo l’azienda e avrebbe significato che tutti i soldi spesi nel corso di un anno per la preparazione dell’evento erano stati buttati al vento. La nostra amica insieme ai suoi colleghi accettò di buon grado la cosa perché sapeva che dopo l’esibizione il suo sgradevolissimo capo se ne sarebbe andato e avrebbe fatto qualunque cosa per fare sì che ciò accadesse. Gli abusi che il direttore esecutivo aveva perpetrato erano molteplici e inenarrabili: molti dei suoi dipendenti avevano sofferto al punto tale da avere degli esaurimenti nervosi, dei problemi in famiglia o dei malanni fisici.

Alcune considerazioni finali

La storia che la nostra amica ci ha gentilmente concesso di raccontarvi, vi dimostra quanto invasivo e persistente può essere l’abuso perpetrato da un pessimo capo e come allo stesso tempo possa essere ignorato o non riconosciuto dalle alte sfere dell’amministrazione. Forse è meglio credere che i grandi capi fossero all’oscuro della reale situazione. Fortunatamente è anche possibile incontrare dei capi eccellenti, tuttavia come vi abbiamo dimostrato avere un cattivo capo può essere causa di situazioni insopportabili a lavoro e condurre a danneggiamenti seri della carriera e dello spirito degli impiegati.

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