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Costo della vita minore: è una bella notizia?

Come ti ho spiegato in questo articolo, la crescita degli stipendi in Australia è stata inferiore alle previsioni, a causa sia degli effetti sul Paese della situazione economica mondiale sia a causa di una sua interna debolezza (aumento di lavori occasionali e part-time, underemployment). Un altro dato che va nella direzione di una prolungata limitazione nel tempo dell’aumento dei salari è la diminuzione del costo della vita. Sembra una bella notizia: devi pagare meno per fare la spesa, ricevi bollette meno salate, la benzina scende, il costo dei trasporti diminuisce. Al di là dell’effetto positivo temporaneo e legato alle finanze spicciole delle persone, in realtà è un sintomo di un consistente rallentamento nella crescita dell’economia australiana.

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Il costo della vita e la situazione economica complessiva

A scendere sono stati i prezzi di diversi generi e servizi essenziali come il carburante (ben dieci punti percentuali in meno), i trasporti (-2,5%), i divertimenti e le attività culturali (-1%) e il cibo (il cui costo è diminuito dello 0,2% soprattutto a causa di una caduta signficativa di quello della frutta, oltre il 10% in meno). Anche viaggiare costa meno, sia per mete internazionali (-2%), sia per quelle interne (-1,9%).

Questi dati sono un segno di deflazione (che altro non è che l’inflazione al contrario: al posto che salire progressivamente i prezzi tendono a scendere), il primo registrato da otto anni a questa parte (vale a dire dall’inizio della più grande crisi economica mondiale recente). Nei primi tre mesi dell’anno (gennaio-marzo), infatti, l’inflazione è salita solo dello 0,2% (su base annua l’aumento è stato dell’1,3%, ben lontano dal 2-3% che è considerato un sano incremento per la crescita economica).

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Minore costo della vita: le conseguenze

Gli effetti di questa inversione di tendenza sono:

  • gli stipendi aumentano meno: i salari crescono sulla base dell’aumento del costo della vita, se quest’ultimo è limitato o, peggio ancora, in discesa le retribuzioni si arrestano;
  • lo Stato incamera meno entrate provenienti dalle tasse: stipendi che non crescono significano contributi che non crescono;
  • i consumi si bloccano: anche se i prezzi scendono i consumatori tendono a ritardare gli acquisti sia perché lo stipendio non cresce sia perché attendono ancora più ribassi, cosa che innesca una spirale negativa di ulteriori riduzioni e quindi di sempre maggiore diminuzione dei consumi.

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Questa situazione potrebbe spingere la Reserve Bank of Australia a tagliare i tassi di interesse, rendendo più conveniente prendere in prestito dei soldi, nella speranza che questo dia una spinta all’economia. Bisogna però considerare come non siano cambiate, nonostante questi ultimi dati, le previsioni di crescita del Paese (+3% per il 2016 e il 2017) e le buone notizie che vengono dal fronte dell’occupazione (in un anno la disoccupazione è scesa dal 6,2 al 5,7%), a dimostrazione di come la transizione tra un’economia basata sullo sfruttamento delle materie prime (il settore del mining è in declino) a una più legata ai servizi (come la maggior parte delle economie occidentali) stia procedendo senza troppi scossoni. È quindi probabile che il taglio dei tassi sarà sospeso in attesa della pubblicazione dei prossimi dati economici quest’estate.

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