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Perchè non ti hanno chiamato dopo un colloquio di lavoro in Australia

È capitato a tutti: fate un colloquio in Australia per un posto in cui vi piacerebbe lavorare. L’intervista sembra essere andata bene e magari vi è parso che uno degli intervistatori fosse intenzionato a continuare il discorso con voi, in altre parole ad assumervi. Ma da quel momento in poi non avete avuto più nessuna notizia. Sono passati giorni, settimane, forse mesi e neanche un parola. Che strano, eppure avevano detto che avrebbero deciso entro la metà della scorsa settimana, o era la fine? Non importa, comunque siete certi che la scadenza che vi avevano prospettato è passata. Senza una parola per voi. E potreste non avere mai più loro notizie o, chissà, potreste averne domani.

La cosa importante in questo delicato momento è non interrompere la vostra ricerca di lavoro mentre aspettate una risposta. Continuate a cercare finché non avete una proposta di lavoro appropriata (vale a dire con un salario adeguato, una posizione giusta per le vostre competenze e una data di inizio). Se non ricevete concretamente una proposta infatti, non potete dire di avere un nuovo lavoro. Non date però per scontato che non ricevere nessuna notizia equivalga a una brutta notizia. Se non vi è stato comunicato nulla, non rinunciate subito all’opportunità di quel posto. I datori di lavoro spesso hanno bisogno di più tempo di quanto non ne credano necessario per coprire un posto. Se sono passati pochi giorni, o anche poche settimane dalla data che vi avevano dato come deadline per la loro scelta, non disperate. Forse è ancora possibile che abbiate il lavoro.

Dieci cose che potrebbero accadere mentre aspettate

Chi cerca lavoro spesso sembra dare per scontato che il processo di assunzioni funzioni perfettamente e con facilità dal lato del datore di lavoro. Parlando un po’ con chi sta dall’altra parte però, si capisce che spesso questa convinzione è totalmente infondata. La ragione per cui non avete più avuto notizie dall’azienda probabilmente non ha nulla a che vedere con coi. O forse, al contrario, ha tutto a che vedere con voi. Senza che lo facciano apposta, le tabelle di marcia dei datori di lavoro per quel che concerne il processo di assunzione, spesso sono troppo ottimistiche. Molti fattori possono far slittare i tempi previsti, specialmente nelle grandi organizzazioni. Vediamo adesso quali sono le dieci ragioni per le quali potrebbero non avervi ancora contattato.

All’inizio del processo di assunzione

  1. Qualcuno necessario alla procedura è assente

L’assunzione di un nuovo impiegato generalmente coinvolge molte persone all’interno di un’organizzazione e qualcuno potrebbe essere assente dall’ufficio per innumerevoli ragioni (vacanze, malattia, morte in famiglia, viaggio d’affari, licenziamento…) o potrebbe trovarsi a dover fronteggiare un’emergenza. Fino al momento in cui quella persona non sarà di nuovo disponibile, il processo sarà fermo.

  1. Gli altri colloqui stanno prendendo più tempo del previsto

Che siate o no i primi della lista, la vostra attesa potrebbe essere molto lunga. I colloqui infatti vengono costantemente riorganizzati in base alla disponibilità dei soggetti necessari di cui al punto uno.

  1. Stanno preparando un altro ciclo di colloqui

Magari l’azienda che vi interessa ha deciso di organizzare un secondo (o un terzo o un quarto) giro di colloqui per i candidati che sono andati bene durante il primo colloquio. Spesso capire chi deve essere invitato a sostenere un nuovo colloquio è un procedimento complicato che implica incontri, discussioni, email e poi ancora incontri, discussioni e così via dicendo.

Dopo un ciclo (o due) di colloqui

Se avete fatto diversi cicli di colloqui ma siete ancora in attesa di una risposta, sappiate che possono essere accadute molte cose nel frattempo che hanno rallentato la procedura. Ecco quali.

  1. Stanno ancora lavorando al processo di selezione

Forse il personale addetto al processo di selezione del candidato ideale sta scartando quelli che non vanno bene e controllando i requisiti dei più probabili. Sta controllando le referenze e facendo le ultime verifiche sulla situazione di tutti i “finalisti”, attendendo di avere un quadro completo prima di prendere la decisione finale.

  1. Qualcuno è assente, di nuovo

Anche in questa fase potrebbe accadere che qualcuno, fondamentale per il processo di selezione, non sia disponibile. Così niente va avanti finché costui (o costei) non si riunirà alla squadra.

  1. Potrebbero stare “ristrutturando” il lavoro

Forse erano alla ricerca del candidato perfetto, che non si è presentato, e così stanno discutendo se pubblicare un nuovo annuncio o “ristrutturare” il lavoro affinché si adatti al miglior candidato che si è presentato.

Quando finalmente arriva il momento di fare l’offerta

Vi hanno detto che ormai il processo di selezione è terminato, tutti i test sono stati effettuati e ogni altra pratica è stata sbrigata. La decisione verrà presa entro la settimana successiva o entro la fine del mese. Tuttavia potrebbe volerci ancora molto tempo per varie ragioni.

  1. Se manca chi deve prendere decisioni, si blocca la catena organizzativa

Eh già, ancora una volta potrebbe essere assente qualcuno deputato a prendere delle decisioni molto importanti. C’è una persona specifica che deve approvare le nuove assunzioni che poi devono passare al vaglio dei piani superiori. Così le decisioni rimangono in stand-by finché non vengono approvate, per poi passare al livello successivo di approvazione.

  1. La situazione economica è cambiata

Se la situazione economica cambia improvvisamente, magari perché salta un grosso affare o è necessario un forte investimento, l’azienda potrebbe scegliere di non richiamare nessuno fino a che non sarà in grado di adattarsi alla nuova realtà e di sostenere i costi economici per il nuovo assunto.

  1. Stanno “ristrutturando” il lavoro. Probabilmente, forse, o forse no

Ancora una volta non hanno trovato il candidato perfetto è quindi stanno riconsiderando la struttura del lavoro. Quando avranno terminato, il nuovo profilo potrebbe adattarsi perfettamente a voi, o forse no. Loro non lo sapranno finché non avranno apportato tutti i cambiamenti necessari e ovviamente anche voi non lo saprete fino a quel momento. Forse alla fine decideranno che è troppo costoso, in termini sia di tempo che economici, pubblicare un nuovo annuncio di lavoro e ricominciare da capo il processo di selezione, quindi sceglieranno il migliore candidato tra coloro che si sono presentati. E quella persona potreste proprio essere voi, se siete ancora disponibili. Non aspettate però!

        10. Stanno aspettando una risposta dal candidato #1 e voi siete il #2

Potrebbero aver offerto il lavoro a qualcun altro e stanno aspettando che quella persona accetti o rifiuti. O forse stanno negoziando l’offerta di lavoro con quella persona. Nulla è perduto finché quella persona non comincerà a lavorare e a volte neppure in questo caso è detta l’ultima parola. Se quella persona non accetta il lavoro o non rimane a lungo, potreste essere il prossimo sulla lista per il lavoro!

O forse potreste essere completamente fuori gara e non vi contattano perché non  hanno il tempo, le tecnologie o la buona educazione richiesta. Potrebbero anche avere paura di essere citati in giudizio. Cercate di non prendere per buona né la migliore né la peggiore delle ipotesi finché non sapete qualcosa di certo finché non passano svariati mesi senza una risposta ai vostri tentativi di ricevere anche una sola parola da loro.

Se non funziona questa volta

Forse avete sentito un legame speciale con una o più delle persone che stavano in quell’azienda (e che magari vi stavano facendo il colloquio) e magari siete ancora interessati a lavorare lì se si presenta un’altra occasione. In questo caso chiedete ai vostri intervistatori di potervi connettere con loro su LinkedIn (infondo che avete da perdere?). Magari potreste mandare loro una nota di ringraziamento per avere avuto l’opportunità di incontrarli e di imparare qualcosa in più sull’azienda. Potrebbe anche funzionare. Se avete lavorato con un reclutatore, inviategli una richiesta di connessione su LinkedIn. La maggior parte dei reclutatori accettano di buon grado tutti i contatti ed essere in contatto con queste persone vi renderà più visibile sia ai loro occhi che a quelli di altri potenziali datori di lavoro e reclutatori con i quali il vostro contatto è collegato.

Attenti alle referenze disastrose

Per molte persone che cercano lavoro in Australia, fornire una lista di referenze è un pesante pensiero in più. La parte più difficile è passata, siete riusciti ad arrivare al colloquio e a condurlo sufficientemente bene da sperare in un buon risultato. Potete tirare un sospiro di sollievo, è quasi fatta... non così in fretta però! Le referenze possono costituire un punto debole in molti tentativi di ottenere un lavoro. Questo passo, molto vicino alla fine del processo di assunzione, è in grado di sabotare molte persone che cercano lavoro proprio a pochi centimetri dal traguardo. Un sondaggio condotto da CareerBuilder ha rilevato quanto segue:

–       Tre datori di lavoro su cinque hanno detto che quando hanno contattato alcune delle referenze contenute sulla domanda di assunzione, i referenti non avevano buone cose da dire a proposito del candidato.

–       Il sessantanove per cento dei datori di lavoro ha detto di aver cambiato idea a proposito del candidato dopo aver parlato con le persone indicate come referenze; il quarantasette per cento ha dichiarato di averne tratto un’opinione meno favorevole e appena il ventitré per cento ha sostenuto di aver avuto un’impressione più favorevole dopo il colloquio con le referenze.

Sette suggerimenti per evitare referenze disastrose

Se le cose stanno come sostiene CareerBuilder, le referenze sono una questione delicata da trattare e, dal momento che possono aprirvi delle opportunità o distruggervele, è bene che sappiate gestirle nel migliore dei modi possibili.

  1. Assicuratevi in anticipo di avere il permesso di ciascuno che scegliete come referenza

Certo, potete anche aggiungere nomi alla vostra lista di referenze senza farlo sapere alle persone coinvolte ma è a vostro rischio e pericolo. Forse le persone di cui avete bisogno sono in ferie o in viaggio d’affari da qualche parte e non sono reperibili per alcuni giorni. Saperlo in anticipo vi aiuterà. Se la referenza perfetta per una specifica opportunità è fuori dall’ufficio per alcuni giorni, potete parlarne col datore di lavoro e scegliere un sostituto o una referenza supplementare se non ha voglia di aspettare.

  1. Assicuratevi che tutti quelli che avete scelto daranno delle buone referenze

Non chiedete semplicemente a una persona se potete dare il loro nome come referenza. È una domanda troppo semplice. Chiedete piuttosto se si sentirebbe a proprio agio nel raccomandarvi caldamente a un altro datore di lavoro. Chiaramente se la risposta è “no”, dovete scartare questa persona dall’elenco delle vostre referenze. Sarà solo meglio per voi. Alcune persone potrebbero darvi il permesso di usare il loro nome ma finché non lo chiedete, non saprete se costoro sono anche disposti a parlare bene di voi a un eventuale datore di lavoro. E il sondaggio di CareerBuilder dimostra che questo non è sempre così scontato. Porre una domanda mirata, vi aiuterà a selezionare meglio le persone che dovete scegliere come referenze.

  1. Preparate le vostre referenze

Normalmente non dovreste avere bisogno di fornire le vostre referenze fino al momento in cui non vi troverete a un colloquio di lavoro. Quindi sarebbe preferibile, prima di andare a sostenere l’intervista, comunicare alle persone che avete scelto come referenza il fatto che state dando i loro nomi a un potenziale datore di lavoro. Ditegli qual è il nome di quest’ultimo e i titoli di chi vi farà il colloquio, il luogo in cui andrete a sostenerlo e altri rilevanti dettagli. Se non avete modo di contattare queste persone prima del colloquio, assicuratevi di farlo subito dopo di esso. Aiutateli ad aiutarvi ricordando loro i risultati che avete ottenuto e che sono rilevanti per l’opportunità che vi si sta presentando adesso. Se possibile cercate di prospettare loro un parallelo tra ciò che voi avete fatto e cosa l’opportunità di lavoro richiede.

  1. Confermate le informazioni di contatto

Il non poter contattare una delle vostre referenze perché le informazioni di contatto sono errate o troppo vecchie, non impressionerà di certo positivamente un potenziale datore di lavoro. Quindi quando porgete a vostra lista di referenze, assicuratevi che tutte le informazioni in essa contenute siano corrette e, per ogni singola referenza, scegliete la modalità di contatto che vi è stata indicata come preferibile. Magari qualcuno non ha voglia di diffondere il proprio numero di cellulare, però non ha problemi a dare quello dell’ufficio. Altre persone preferiscono il contrario. Riconfermate tanto le informazioni di contatto quanto le preferenze con periodicità regolare. Magari qualcuno ha un nuovo numero di telefono o indirizzo email. Dovete mantenere in sincronia ciò che date al potenziale datore di lavoro con le informazioni relative ai contatti delle referenze.

  1. Proteggete le vostre referenze

Le vostre referenze sono un bene davvero importante per la vostra carriera, un bene che dovete proteggere. Non vorrete certo esasperarle con contatti inappropriati o poco meno che seri. Quindi evitate di mettere i loro nomi e le informazioni di contatto sul vostro curriculum, la pagina di Facebook, LinkedIn o Google Plus. Rendere i loro nomi e le loro informazioni di contatto pubbliche, potrebbe rischiare di fare loro ricevere telefonate o email poco gradite, classificabili come spam. Se possibile, dovete fare in modo che le vostre referenze non possano essere contattate prima che voi le abbiate avvisate e preparate e di sicuro non volete che vengano scocciate da chiunque possa prendere in mano la vostra lista.

  1. Personalizzate la vostra lista di referenze

Per evitare che una  o due referenze vengano sfruttate oltremodo e altre per nulla, mantenete una lista principale nella quale terrete i nomi di dieci o dodici persone disposte a dare delle buone referenze per voi. Poi, ogni volta che andate a un colloquio, scegliete tre o quattro nomi da quella lista e portateli con voi. Cercate di gestire queste liste ridotte in maniera tale da non usare sempre gli stessi quattro o cinque contatti, eviterete di annoiarli e di fare loro perdere l’entusiasmo su di voi, e anche di fare in modo di scegliere i nominativi più appropriati per l’occasione. Per esempio se state per sostenere un colloquio in un’azienda in cui lavora, o ha lavorato, una delle vostre referenze, inseritela nell’elenco che porterete al datore di lavoro.

  1. Non abusate delle vostre referenze

Le persone che accettano di fare da referenza per voi, vi stanno facendo un grosso favore e, evidentemente, possono fare un grosso danno alle opportunità di carriera che vi si presentano se lo vogliono. Chiedete sempre loro quando preferiscono essere contattate e in che modo e condividete queste informazioni con il vostro potenziale datore di lavoro, magari sotto forma di nota nella lista delle referenze. Non infastiditele contattandole troppo spesso o dando il loro nominativo a troppi datori di lavoro. Rimanendo in contatto con le vostre referenze in maniera ragionevole, una volta al mese per esempio, potrete rendervi conto di quanto state facendo bene.

Dopo il colloquio

Una volta che il colloquio è terminato e avete consegnato al datore di lavoro la lista delle referenze, chiedetegli come intende procedere per contattarle. Se qualcuno ha indicato preferenze di orari e metodi di contatto, fatelo presente al vostro ipotetico capo. Poi contattate voi stessi le vostre referenze, così da fare loro sapere cosa il vostro potenziale capo intende fare e chiedete loro di richiamarvi quando (e se) riceveranno la chiamata (o l’email) dell’ipotetico datore di lavoro. Questo vi da un’opportunità di allenarvi con il problema delle referenze e di rimanere in buoni rapporti con queste persone.

Ringraziate, indipendentemente dal risultato

Se otterrete il lavoro, portate le persone che hanno garantito per voi fuori a cena oppure inviate loro una bottiglia del loro vino preferito o una gift card dello store in cui prediligono fare acquisti. Anche se non avete il lavoro e le vostre referenze hanno cercato di aiutarvi, meritano la vostra gratitudine, da esprimere magari con una tazza di caffè o un pranzetto sfizioso o con qualunque altra cosa crediate che potrebbero gradire. Come minimo dovete mandare loro un biglietto di ringraziamento.

Quando è necessario il nome del supervisore attuale

Se state compilando una domanda di assunzione online che vi chiede di fornire il nome del vostro attuale o più recente supervisore, fate attenzione, dare il nome del vostro superiore attuale potrebbe rappresentare un rischio e costarvi addirittura il lavoro in cui siete correntemente impiegati. In questo caso valutate l’opzione di fornire il nome di un supervisore precedente, magari qualcuno con cui lavoravate in un altro posto oppure lasciate il campo in bianco oppure dite che fornirete l’informazione al colloquio o in una fase successiva del processo di assunzione. Non fornire il nome del vostro supervisore attuale su una domanda di assunzione potrebbe costarvi un’opportunità se è un’informazione richiesta obbligatoriamente. Molto probabilmente però, perdere un’opportunità è meglio che perdere il lavoro. Se invece siete stati licenziati dal vostro ultimo lavoro o ve ne siete andati proprio perché non andavate d’accordo con il vostro supervisore, considerate l’ipotesi di fornire il nome di un supervisore che vi ha seguito in un impiego precedente o comunque qualunque altra referenza preparata in anticipo.

Un ultimo suggerimento per il futuro: rimanete in contatto con le persone con cui avete lavorato, in particolar modo con i capi precedenti che hanno una buona opinione del vostro lavoro. In questo LinkedIn può esservi molto d’aiuto e anche Facebook.

Quando non riusciamo a farci capire

Diamo per scontato che ognuno di voi che sta leggendo questo articolo adesso abbia nella vita una persona speciale: il proprio coniuge, il partner, un amico speciale, in altre parole qualcuno con cui condividete un legame emotivo. Allo stesso modo diamo per scontato che a un certo punto in questo rapporto, anzi, più probabilmente in parecchie occasioni, qualcosa che avete detto è stato frainteso. Voi pensavate di essere stati incredibilmente chiari ma il vostro interlocutore era ben lontano dal comprendere ciò che intendevate dire. E siamo sicuri che è vero allo stesso modo il contrario, cioè che spesso anche voi avete frainteso una persona cara. Probabilmente molti di voi hanno anche sperimentato il caso in cui a fraintendere il messaggio che volevate mandare non è stata una persona cara ma un estraneo:un capo, un referente, un cliente, un giornalista e via dicendo. Tutte persone che potreste non avere mai incontrato prima e che, per questa ragione, non sanno cosa pensate, com’è la vostra vita, quali sono le vostre passate esperienze o in che modo comunicate abitualmente; così le possibilità di essere fraintesi aumentano in maniera esponenziale e i vostri interlocutori potrebbero non cogliere ciò di cui state parlando. La cosa potrebbe particolarmente dannosa in alcune situazioni (specialmente in quelle lavorative ma non solo), quindi è opportuno capire come fare per limitare le possibilità di essere fraintesi, soprattutto con persone estranee e che pertanto ci conoscono poco.

Come farci capire

Se le cose stanno così, si staranno forse chiedendo molti di voi, come possiamo fare per assicurarci che il messaggio che stiamo tentando di far passare venga inteso e non frainteso? Interpretandovi costantemente. Facile a dirsi più difficile a farsi. Ma meno di quanto vi possa sembrare. Tanto per cominciare, ogni volta che fate un’affermazione dovete aggiungere qualcosa in più. In coda alle vostre frasi dichiarative dovreste dire cose come: “Questo è quello che intendevo con le mie parole” oppure “Queste sono le implicazioni di quello di cui stavo parlando” o ancora “Ecco come sono giunto a queste conclusioni” o infine “Ecco come questo cambia le cose”. Fate degli esempi, illustrate delle situazioni o raccontate delle storie che creino un’immagine di quello che intendete dire. Le narrazioni hanno il potere di creare un’immagine mentale per il vostro interlocutore. O non volete forse che dica a sé stesso: “Riesco a vedere quello di cui questa persona mi sta parlando”. Le storie hanno il vantaggio in più di essere più memorabili di una semplice e piatta informazione astratta.

Altri modi per guadagnare chiarezza

Un’altra tecnica per ottenere maggiore chiarezza e comprensione è porvi delle domande da soli e poi rispondervi, facendo venire alla luce le obiezioni che un estraneo potrebbe porre alle vostre affermazioni. Questo è particolarmente importante se c’è qualcosa di rischioso o di negativo in quello che state proponendo. Per esempio potreste esordire immedesimandovi nell’interlocutore (un capo, un cliente o chi  per lui): “Se fossi seduto al vostro posto probabilmente mi chiederei… ” e pensate a un’obiezione possibile; ancora potete dire: “Alcune persone forse vorrebbero sapere come può essere ciò…” e via con un’altra obiezione alla quale saprete brillantemente trovare una soluzione. Tirando fuori tutte le ipotesi controverse e le domande scomode dimostrerete di non avere paura di maneggiare anche le questioni più scottanti che vengono fuori dalla vostra proposta. Questo vi conferisce credibilità e vi da la possibilità di controllare e pilotare la conversazione. Un altro modo, uno dei migliori a dire il vero, per parlare chiaramente è cercare di capire in profondità chi sono i vostri interlocutori. Ponetevi domande del tipo: chi sono? Cosa interessa loro? Quanto profonda è la loro conoscenza della materia che devo trattare? Quando riuscirete a capirli e a capire cos’è la vita dal loro punto di vista, potrete ritagliare ad hoc i vostri commenti in modo tale che si colleghino veramente a loro. Pare che Bill Clinton una volta abbia detto: “La spiegazione è l’eloquenza”. È esattamente quello che intendiamo.

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