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Differenze culturali, uno shock

Gestire lo shock culturale in tre semplici passi

Come tutti gli espatriati, ho avuto diverse difficoltà causate dalle differenze culturali e tutt’oggi continuo ad averne, la più strana forse è stata quando ad una amica australiana che aveva preso il mio posto a sedere, per scherzo e ridendo le dissi che era la mia sedia, reazione: si mise ad inveire contro di me come una pazza, non afferrando il concetto di scherzo, ma insomma su queste cose potrei scriverci un intero libro, mi limito a metterle nella mia storia personale in Australia.

Hai mai sentito parlare di  “differenze culturali” o “shock culturale“?

Si tratta di un’esperienza che se hai vissuto o stai vivendo all’estero, molto probabilmente hai sperimentato. Le persone lo descrivono spesso come un ottovolante di emozioni che si attraversano quando ci si trasferisce e bisogna adattarsi a una cultura e a un ambiente diversi da quelli dai quali proveniamo. Le ricerche suggeriscono l’esistenza di cinque livelli differenti di shock culturale. Vediamo quali sono.

1 shock, 5 livelli 

Primo livello

Conosciuto anche come “livello luna di miele”. Durante questa fase ogni cosa nel nuovo posto sembra affascinante, interessante ed eccitante.

Secondo livello

È il momento durante il quale si incontrano le difficoltà della vita quotidiana nel nuovo ambiente e ci si rende conto delle grandi differenze tra la vita a cui si è stati abituati e la nuova vita. È però anche il momento in cui affiorano la maggior parte dei sentimenti negativi , perché è il momento in cui bisogna cominciare a organizzare la gestione della casa, scegliere il fruttivendolo di fiducia, trovare l’idraulico per un problema allo sciacquone e via dicendo. Le difficoltà della vita quotidiana, i problemi di comunicazione e, in generale, le differenze tra la propria cultura e quella in cui ci si è trasferiti sono spesso la causa di profonda disaffezione, ostilità, rabbia, tristezza e un sentimento diffuso di incompetenza.

Terzo livello

In questa fase si comincia a sentirsi meglio perché le cose sembrano aggiustarsi. Si comincia a capire quale sia il modo migliore per vivere la nuova vita, a capire qualcosa in più del nuovo luogo, a sapere dove chiedere quando abbiamo bisogno di qualcosa e i problemi non sembreranno più così terribili.

Quarto livello

Finalmente il nuovo posto in cui si vive comincia a sembrare un po’ casa, ci si fanno nuovi amici e le cose brutte non sembrano più così brutte e si comincia a godersi le cose.

Quinto livello

Conosciuto anche come il “momento del rientro“. È quando bisogna tornare a casa nel proprio paese. Molte cose potrebbero apparirci nuove perché sono cambiate durante la nostra assenza durata magari anni. Gli amici di vecchia data si sono trasferiti e quelli che abbiamo incontrato nel nuovo paese ci mancano. Questo livello è tipico soprattutto delle persone che sono costrette a espatriare di frequente.

Un metodo per sopravvivere allo shock culturale

Se anche tu sei a rischio di shock culturale, ti proponiamo un metodo per gestirlo, elaborato da Margarita Gokun Silver, in tre semplici passi.

Il primo passo: il potere della prospettiva

Hai dato un’occhiata rapida ai livelli descritti sopra? È tutta una questione di definizioni, possiamo chiamarli livelli ma in realtà non sono altro che diverse prospettive, punti di vista che abbiamo su qualcosa, in questo caso magari alcuni possono risultare un poco estranei alla nostra cultura. Allora, non credi che sia il caso di provare a cambiare la tua prospettiva, piuttosto che aspettare che i brutti momenti semplicemente finiscano? Un esempio pratico. Tanto per cominciare prendiamo i cinque livelli e diamo a ciascuno di essi un nome che sottolinei quale sentimento prevalente lo caratterizza. Così diventerà subito chiaro come essi non sono altro che esempi del modo in cui guardiamo al nostro modo personale di rapportarci con un’altra cultura. A questo punto possiamo dire che la relazione con un nuovo  posto è:

  • di fascinazione (primo livello)
  • di frustrazione/sofferenza (secondo livello)
  • di possibile realizzazione (terzo livello)
  • godibile (quarto livello)
  • di nostalgia e desiderio (quinto livello)

Non si tratta ovviamente delle definizioni più giuste da dare, ma servono comunque a illustrare abbastanza bene cinque possibili punti di vista differenti sulla nostra relazione con un’altra cultura. A questo punto possiamo renderci conto di come i cinque livelli o prospettive non siano altro che cinque modi diversi di sentirci, cinque stati d’animo, in cui potremo trovarci. Non è possibile, e questo lo sanno tutti, cambiare le cose che ci circondano, ma è possibile cambiare il modo in cui ci sentiamo riguardo a queste cose. Modificare la nostra risposta emotiva riguardo a un qualcosa ricade sotto il nostro controllo.

La prospettiva che adottiamo colora le lenti attraverso cui osserviamo il mondo e, in questo modo, ci rafforzano o ci indeboliscono. Se ti trovi intrappolato in una prospettiva che ti indebolisce, perché non cercare allora di riconoscerla e muoverti verso un’altra prospettiva, l’unica che ti conferisca maggiore forza? Le prospettive che ci indeboliscono infatti non servono a nulla se non a renderci vittime di noi stessi. Aprirti e scoprire che ci sono altre prospettive, altri modi di guardare alla relazione con una cultura diversa, ti farà sentire di avere il controllo sulle tue scelte.

A questo punto potrai scegliere quale prospettiva si adatta meglio al momento che stai vivendo e sentirti così più felice e soddisfatto. Perché, ricorda, che vivere immerso in un’altra cultura, diversa da quella da cui provieni, sarà sempre una problematica aperta, ma guardare le cose diversamente avrà un enorme impatto su di te, sulle tue emozioni e sulle tue opportunità. Per tirare le conclusioni possiamo dire che il modo migliore per gestire lo shock culturale e la relazione con un’altra cultura, è rendersi conto dello stato emotivo nel quale ci si trova. Qual è la tua prospettiva in questo momento? Quali sono le altre prospettive che realisticamente credi di poter adottare riguardo alla situazione in cui ti trovi? Se è negativa e ti indebolisce, esci dalla prospettiva che hai in questo momento e adottane una diversa, una che ti dia maggiore ispirazione e che susciti il tuo potere creativo.

Il secondo passo: percepire le cose buone

Il secondo passo, così come il terzo, si ispirano alle ricerche sul matrimonio condotte dal dottor John Gottman. Forse ti starai chiedendo cosa c’entrino le ricerche sul matrimonio con lo shock culturale. Poco, molto poco, almeno apparentemente. In realtà le proposte del dottor Gottman possono essere facilmente integrate nelle strategie di gestione dello shock culturale. Come? Guardando alla relazione con un’altra cultura come se ci stessimo relazionando con un altro essere umano. Pensaci: nella relazione con un partner, un figlio, un amico o un collega ci sono sempre momenti belli e momenti brutti.

Tutti quanti, come è ovvio, facciamo del nostro meglio per evitare i brutti momenti. Lo stesso vale per la relazione con un altro universo culturale. Esercitati ad accrescere la positività nella relazione accrescendo il numero di interazioni positive con la nuova cultura e facendo decrescere il numero di quelle negative. Per cominciare, potresti porti come obiettivo un rapporto di un’esperienza negativa ogni cinque positive durante un periodo di tempo prestabilito, generalmente una settimana. Mi spiego meglio. Pensa per esempio a cosa ti risolleva la giornata nel luogo in cui vivi: andare a un museo, parlare con un amico, prendere un caffè, fare foto, andare a teatro o comprare dei souvenir da spedire a casa? Assicurati di programmare almeno cinque di queste attività in una settimana. Ti sorprenderai di quanto velocemente i sentimenti negativi generati dallo shock culturale si dissipano seguendo questa tecnica.

Il terzo passo: allontanare la negatività

Come già accennato, anche il terzo passo discende dalle ricerche condotte dal dottor Gottman. Quando Gottman osservava le coppie litigare, ha scoperto che quelle relazioni nelle quali venivano tirati fuori più spesso i sentimenti che lui chiamava “I quattro cavalieri dell’Apocalisse” durante i battibecchi, erano quelle che avevano meno possibilità di litigare. Come applicare questo concetto allo shock culturale? Se, durante i tuoi prossimi litigi, ti concentrerai non solo sulla lotta mai anche su te stesso e sul tuo “avversario”, potrai scoprire alcune cose. Capirai infatti che le liti degenerano andando fuori controllo e più si va avanti più si riducono le possibilità di risolvere tutto in pace, specialmente se sono presenti questi quattro elementi: critica, disprezzo, atteggiamento difensivo, muri.

Ecco “I quattro cavalieri dell’Apocalisse” che, tutti insieme, creano un alto tasso di negatività in ogni relazione data. Spesso inoltre si rivelano fatali per la relazione in questione. Adesso cerchiamo di capire come fare ad applicare questa conoscenza allo shock culturale. Immaginati infelice nel paese in cui sei e ora prova a pensarti durante una brutta giornata. Come in qualunque relazione, la tua prima tentazione sarà quella di tirare fuori i quattro cavalieri: “Questo popolo è così volgare!” (critica); “non è colpa mia, sono loro che non mi capiscono” (difensiva); disprezzare ogni minima cosa che ti provoca il malumore; “se le cose stanno così, allora mi rifiuto di rapportarmi con loro” (muro). Questo genere di risposte emotive, faranno tutt’altro che migliorare la tua giornata ma aiuteranno a danneggiare ulteriormente la tua relazione con una cultura diversa. L’amarezza e la disaffezione, crescono come semi e presto ti troverai a maledire il nome del paese in cui vivi e delle persone che lo popolano.

Questo, ovviamente, crea ancora più infelicità che, a sua volta, genera ulteriore scontentezza. Le brutte giornate così si accumuleranno una sull’altra e presto ti troverai a non fare altro che attendere il volo che ti riporterà a casa. Ti sembra questo il modo di trascorrere due o tre anni della tua vita? Ecco perché il passo numero tre è basato tutto quanto sull’esercizio ad addomesticare i quattro cavalieri e, di conseguenza, a far decrescere la negatività nei conflitti. Quindi, invece di giudicare, accusare, criticare o tirare su muri, la prossima volta cerca di usare l’umorismo, il senso di affettuosità o di accettazione verso ciò che ti sta dando fastidio. Accusare, criticare e giudicare non farà altro che aumentare il tuo senso di conflitto con un’altra cultura, proprio quello sviluppo che nessuno vorrebbe. Se invece userai il senso dell’umorismo, eviterai di cadere in una spirale senza controllo di frustrazione e rabbia.

 I tre passi funzionano bene tanto seguiti tutti insieme che separatamente. Provali la prossima volta in cui ti sentirai in una situazione in cui lo shock culturale potrebbe assalirti.

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